Gli ossiuri

La foto in copertina, tre uova di ossiuro, è una gentile concessione del  Dott. Gianluca Marucci, European Union Reference Laboratory for Parasites, Istituto Superiore di Sanità, che ringrazio calorosamente.

Bias di ancoraggio

È un bias per il quale tendiamo a prendere in considerazione solo un insieme limitato di elementi nel condurre un ragionamento, correndo il rischio di ancorarci. In sostanza basiamo le nostre scelte su informazioni che sono in nostro possesso, le uniche che abbiamo, anche se sono distanti e non correlate con la valutazione che dobbiamo fare. 

I vermi dei bambini

L’infestazione da ossiuri, chiamata ossiuriasi, o enterobiasi, è una delle più antiche parassitosi umane note. Una ricca documentazione ci rivela che gli antichi greci già la conoscessero molto bene e ne parlavano in maniera dettagliata sia Ippocrate che Aristotele. Inoltre, grazie alla datazione al carbonio di alcune uova del parassita all’interno di coproliti umani ritrovati in una caverna dello Utah a metà del secolo scorso, possiamo dire che si tratta di un’infestazione che affliggeva i nostri antenati preistorici già 10.000 anni fa. Se vi state chiedendo cosa siano le coproliti vi risparmio la ricerca, trattasi di feci fossilizzate, sì c’è anche chi studia questo argomento. L’ossuriasi è causata da Enterobius vermicularis, un piccolissimo verme filiforme e biancastro che da adulto vive a livello dell’intestino cieco dell’uomo. Pur trattandosi di parassiti che possono colpire persone di qualsiasi età, gli ossiuri vengono spesso colloquialmente chiamati da pediatri e genitori “vermi dei bambini”. Effettivamente le modalità attraverso le quali il parassita si trasmette sembrano adattarsi perfettamente alle abitudini e alle attività dei più piccoli: sono infatti tipici dell’infanzia sia la suzione delle dita che l’esplorazione degli oggetti attraverso la bocca, entrambi comportamenti che, uniti alla promiscuità degli ambienti frequentati dai bambini come asili e scuole, li espongono ad un rischio di contrarre gli ossiuri molto più alto rispetto a tutte le altre fasce di età.

Un verme cosmopolita

Non esistono stime ufficiali recenti ma, secondo alcuni studi, nel mondo si conterebbero quasi un miliardo di soggetti parassitati dagli ossiuri, la maggior parte dei quali sarebbero bambini di età compresa tra i tre e i dieci anni, età in cui solitamente si frequentano asilo o scuola primaria. L’infestazione risulta essere invece poco comune tra i bambini più piccoli di due anni e inoltre il numero dei casi tende a diminuire sensibilmente con l’aumentare dell’età e il consolidarsi delle pratiche igieniche personali. Data la facilità con cui si trasmette, non sorprende che l’ossiuro sia un verme decisamente cosmopolita e l’ossiuriasi una delle parassitosi predominanti anche nelle zone temperate e fredde dei paesi economicamente più stabili, in alcune aree degli USA e dell’Europa, oltre la metà della popolazione in età scolastica ospita gli ossiuri.

Il ciclo del verme dalla coda aguzza

Il termine ossiuro significa “coda aguzza”, questo perché la femmina adulta di E. vermicularis possiede due estremità appuntite. Il maschio è lungo poco meno della metà della femmina che può arrivare a misurare quasi un centimentro. Questi nematodi infestano l’uomo quando questo ne ingerisce le uova dall’ambiente (le uova hanno la possibilità di resistere fino a due settimane in condizioni ottimali) o per autoinfestazione. Una volta ingerite, le larve escono dal duodeno, sprofondano tra le cripte del digiuno e dell’ileo e nel cieco il giovane nematode raggiunge la maturità sessuale. Immediatamente dopo la fecondazione, il maschio muore e viene espulso attraverso le feci. All’interno dei due uteri della femmina vanno sviluppandosi alcune migliaia di uova, in un processo di maturazione che dura circa un mese, coincidente con il periodo di incubazione dell’infestazione. Infine, la femmina gravida, spinta da una serie di segnali che seguono i ritmi circadiani dell’ospite, si sposta strisciando e, aiutandosi con la bocca dotata di tre labbra, percorre tutto il colon fino al retto e poi all’ano. Fuoriuscita all’esterno, nel giro di 15-20 minuti, depone a livello delle pliche anali e del perineo circa 11.000 uova. Tali uova possiedono, almeno inizialmente, un guscio particolarmente colloso capace di aderire alla cute e alla biancheria intima dell’ospite. La femmina quasi sempre muore durante o subito dopo la deposizione. Appena deposte, le uova, contengono al loro interno larve di primo stadio che entro sei ore maturano diventando infestanti. Col passare delle ore il rivestimento delle uova diventa meno appiccicoso, permettendo alle stesse di staccarsi da sole dalla cute e di diffondersi nell’ambiente. I bambini grattandosi la zona perianale per alleviare il prurito, provocato dalle femmine che mordono l’area per aiutarsi ad avanzare, prelevano inconsci le uova. Il trasporto delle uova con le dita dall’ano alla bocca è il principale mezzo di autoinfestazione. Le dita contaminano anche cibo e superfici in quanto appiccicose e possono aderire alla biancheria.

Da un ospite all’altro

Esistono diverse vie di trasmissione del parassita. Il prurito causato dall’irritazione per la migrazione all’esterno della femmina, durante le ore notturne, provoca un vivo stimolo a grattarsi, le uova vengono così staccate dalla cute perianale, localizzandosi solitamente al di sotto delle unghie e vengono poi ingerite quando la persona mette incautamente le dita in bocca. Per le sue dinamiche questa è evidentemente la via più frequente di re-infestazione per i bambini. 
Un soggetto parassitato può anche contaminare con le uova oggetti dei vari ambienti in cui vive esponendo al rischio di trasmissione chiunque ne venga in contatto. Le uova solitamente sopravvivono pochi giorni ma in condizioni particolarmente favorevoli come scarsa areazione, molta polvere e poca luce, possono rimanere infestanti fino a tre settimane dopo essere state emesse. Essendo microscopiche, resistenti e leggere, possono disperdersi facilmente, mischiarsi alla polvere e in questo modo persino essere inalate. I livelli di cloro delle piscine non raggiungono una concentrazione tale da uccidere le uova di ossiuro, ma dati i volumi d’acqua presenti, anche fossero presenti alcune uova del parassita, contrarre l’infestazione in questi ambienti rimane un’evenienza altamente improbabile. Gli animali domestici non possono trasmettere l’ossiuro.

Quali sono i sintomi di una infestazione?

Il prurito insistente nella zona perianale e perineale causato dal passaggio della femmina è il principale sintomo dell’ossiuriasi, questo è più intenso di notte e alle prime ore del mattino e soprattutto nei più piccoli può causare frequentemente irritazioni da grattamento, irritabilità ed insonnia. Si possono manifestare anche dolori addominali e scariche di diarrea. Non raramente i genitori segnalano al pediatra la comparsa, o l’accentuazione, di alcuni disturbi nervosi di cui soffrono i loro bambini, quali bruxismo (il digrignare i denti durante il sonno), tremori, convulsioni ed enuresi notturna; ad oggi non è ancora stato chiarito se questi sintomi siano causati direttamente dalla parassitosi o se questa tenda piuttosto ad esacerbare delle condizioni preesistenti. Studi recenti sembrano aver confermato il ruolo di E. vermicularis quale agente causale di alcuni episodi di appendicite acuta. È importante sapere che donne e bambine sono tre volte più spesso sintomatiche rispetto agli uomini, questo perché, durante la loro migrazione le femmine di ossiuro possono arrivare con relativa facilità a livello dei genitali esterni, da lì risalire la vagina fino all’utero e, in rari casi, raggiungere le ovaie attraverso le tube. Nel loro tragitto possono quindi causare irritazione ed escoriazione delle grandi labbra e del clitoride, vulvovaginiti con leucorrea, metriti, salpingiti e mestruazioni dolorose. Sono stati riportati anche casi di peritonite da ossiuri, ma si tratterebbe di evenienze piuttosto rare. In circa un terzo dei casi, quando l’infestazione è sostenuta da pochi vermi, la sintomatologia può essere del tutto assente e il decorso della parassitosi assolutamente benigno.

La giusta diagnosi

Un prurito insistente nella zona perianale, soprattutto nei bambini che frequentano asili e scuola primaria, rappresenta molto spesso il primo e unico segnale della parassitosi da ossiuri. La ricerca delle femmine adulte, visibili ad occhio nudo, nelle pliche intorno all’ano e talvolta nelle feci, è il primo passo che si può compiere verso la diagnosi che necessiterà poi di un test di conferma, lo “scotch-test”. L’esame prevede il “picchiettamento” della cute perianale da eseguire al risveglio, prima della pulizia quotidiana, utilizzando solamente un piccolo pezzo di nastro adesivo trasparente  ripiegato, talvolta tenuto da chi effettua la procedura attraverso una pinza o un bastoncino. Il nastro viene poi posizionato e fatto aderire longitudinalmente su un vetrino da microscopio per permettere poi ad un operatore esperto, in laboratorio, di osservare le eventuali uova presenti, non visibili ad occhio nudo e confermare i sospetti diagnostici. È da sottolineare che la percentuale di successo nell’individuare E. vermicularis attraverso un singolo scotch-test (sensibilità) è relativamente bassa, questo dipende ovviamente dal numero delle femmine che sostengono l’infestazione e dal momento in cui andranno a deporre. Per aumentare la sensibilità del test occorrerà quindi, in caso di negatività del primo e di storia clinica suggestiva, ripeterlo fino a tre volte in differenti giorni.

Come prevenire l’infestazione e la re-infestazione

Per prevenire l’infestazione da ossiuri è importante lavare accuratamente le mani con acqua e sapone, soprattutto dopo essere andati in bagno o aver cambiato un pannolino, prima di cucinare e prima di mangiare. Per quanto riguarda poi i bambini, soprattutto i più piccoli, è bene tenere le unghie pulite e corte e cercare, per quanto possibile, di contrastare l’abitudine di portare le mani, le dita o i giocattoli in bocca. Per minimizzare invece il rischio di re-infestazione, in caso di diagnosi positiva, al trattamento farmacologico è opportuno affiancare una doccia accurata al mattino, subito dopo il risveglio, il bagno è invece sconsigliato, per non diffondere le uova con l’acqua, e cambiare quotidianamente la biancheria intima e le lenzuola per le due settimane seguenti. Per distruggere le uova, tutti gli indumenti possono essere lavati ad almeno 60° e poi stesi, preferenzialmente alla luce del sole diretta a cui le uova sono particolarmente sensibili. Anche la stiratura è utile per distruggere le uova. Ovviamente anche mantenere una buona pulizia degli ambienti domestici e le camere ben illuminate e aerate durante il giorno può aiutare a ridurre sensibilmente il rischio di re-infestarsi poiché diminuisce il numero di uova ancora vitali eventualmente disperse con la polvere. Negli asili e nelle scuole la prevenzione dell’ossiuriasi richiede, evidentemente, il coinvolgimento attivo dei genitori e di tutto il personale scolastico affinché educhino e vigilino sui comportamenti e le abitudini considerate a rischio trasmissione nei bambini. Così come per la pediculosi con la quale l’ossiuriasi ha molti aspetti in comune, è da sottolineare che, per quanto si debba e si possa ridurre drasticamente il rischio di contagio in una comunità, questo non possa mai essere del tutto annullato, proprio per i tanti fattori che entrano in gioco nella trasmissione. Alla luce di quanto detto finora, è importante sottolineare quanto sia scorretta e del tutto ingiustificata la stigmatizzazione della quale, a volte, rimangono vittime i bambini affetti da ossiuriasi e le loro famiglie. 

Non solo farmaci

I farmaci che vengono comunemente utilizzati contro l’ossiuriasi paralizzano e uccidono i parassiti nel giro di poche ore. È però importante tener conto di due fattori fondamentali per la riuscita del trattamento e la risoluzione di una infestazione da ossiuri:  i farmaci sono molto efficaci contro i vermi adulti ma non hanno invece alcun effetto sulle larve e alcuni neppure sulle uova, questo significa che per scongiurare la possibilità che alcune di queste schiudano dopo il trattamento e che anche pochi vermi sopravvivano, è sempre necessario ripetere il trattamento una seconda volta, di solito dopo due settimane dal primo. Inoltre, a causa della facilità con cui avviene la trasmissione del parassita, in caso ad un familiare siano stati diagnosticati gli ossiuri, il trattamento farmacologico deve essere esteso contemporaneamente a tutti i membri della famiglia o di una comunità, a prescindere che la sintomatologia sia presente o meno. 

Fonti

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17918392/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/4900959/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9323782/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31662658/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31064642/

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https://www.cdc.gov/parasites/pinworm/index.html

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/21286054/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31064642/

https://www.cdc.gov/parasites/pinworm/gen_info/faqs.html

1 thought on “Gli ossiuri

  1. Emanuela says:

    Grazie per tutte queste informazioni. Domattina devo fare il test a mia figlia che lamenta queste “fitte di prurito” , parole sue, solo alla sera e non tutti i giorni, ma ieri sera erano proprio tanto fastidiose e specificava di sentirle subito dentro l’ano e stamattina il pediatra ci ha prescritto lo scotch test

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